Ci sono vari casi di calciatori che giocano con il defibrillatore sottocutaneo come Christian Eriksen: ecco chi sono
Dopo l’arresto cardiaco accusato in Danimarca-Finlandia e i vari accertamenti clinici per Christian Eriksen è diventata necessaria l’installazione di un defibrillatore sottocutaneo che regoli i battuti del suo cuore. Questo significa che il centrocampista danese non potrà mai più scendere entrare in uno stadio e calciare un pallone? Non per forza, ci sono infatti anche altri casi di giocatori con un defibrillatore sottocutaneo, alcuni ancora in attività altri che si sono poi ritirati, in tutta Europa. Vediamo chi sono.
Giocatori con il defibrillatore sottocutaneo come Eriksen
Il caso più famoso è quello di un ex compagno di squadra di Christian Eriksen ai tempi dell’Ajax: Daley Blind. Il calciatore olandese, attualmente ancora in forza all’Ajax oltre che essere un pilastro della nazionale dei Paesi Bassi, Nel dicembre del 2019 gli è stata diagnostica una miocardite, che gli aveva provato delle vertigini durante la partita di Champions League contro il Valencia. Gli è stato installato un defibrillatore sottocutaneo e il 12 febbraio del 2020 è tornato in campo nei quarti di finale di Coppa d’Olanda in Vitesse-Ajax.
Una storia simile a quella di Christian Eriksen è quella di Daniel Engelbrecht: nel 2013 il centrocampista dello Stuttgarter Kickers, squadra di terza divisione tedesca, ha accusato un malore in campo anche in questo caso per via di una miocardite. Un anno e mezzo dopo, grazie all’installazione del defibrillatore sottocutaneo, è potuto tornare in campo.
Anche il difensore belga Anthony Van Loo ha continuitato a giocare fino al 2018 dopo che dieci anni prima, nel 2008, gli era stato installato un defibrillatore sottocutaneo. Nel 2009 svenne in campo a causa di un’aritmia cardiaca, ma il defibrillatore permise al suo cuore di tornare a battere normalmente.
Calciatori con il defibrillatore sottocutaneo in Italia
In Italia invece non ci sono casi di giocatori con il defibrillatore sottocutaneo, questo per via delle più stringenti norme che ci sono nel nostro Paese rispetto al resto dell’Europa sul tema della salute.